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Marcegaglia: tutelare istituzioni

ma il premier deve poter governare

"Non abbiamo bisogno di elezioni".

Poi l'Appello al Governo:

"La pressione fiscale in Italia ha raggiunto livelli mai visti"

E sul Meridione:

"Sanità scandalo. Banca del sud? Non sia carrozzone"

2009-10-11

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2009-10-13

Il capo del governo: "emma potrebbe fare il vicepresidente del consiglio"

Marcegaglia: "Rispettare Napolitano"

Berlusconi: "Democrazia? Ghe pensi mi"

Il presidente di Confindustria davanti agli industriali monzesi: "Il premier rimbalzi le polemiche"

Emma Marcegaglia (Radaelli)

Emma Marcegaglia (Radaelli)

MONZA - Afferma prima di tutto che bisogna "rispettare Napolitano" perché in questo modo si "rispetta l'Italia". Ma poi approfitta della presenza del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per invitare il governo ad "andare avanti con le riforme". Basta "polemiche", insomma. Emma Marcegaglia lancia il suo appello davanti all'assemblea degli industriali monzesi. E a proposito dello scontro dei giorni scorsi seguito alla bocciatura del lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale, il presidente di Confindustria chiede di non travalicare "la logica del rispetto delegittimando le istituzioni perché ci facciamo del male tutti. Non scassiamole, rispettiamole". E poi, dopo aver difeso Napolitano, punta il dito contro "l'atteggiamento di chi cerca di delegittimare il Governo".

L'APPELLO - La Marcegaglia si rivolge direttamente a Berlusconi: "Presidente, rimbalzi le polemiche, non si occupi delle polemiche. Vada avanti con ancora più forza nell'azione di governo. Faccia le grandi riforme e su questo la giudicheremo". "Questo è un governo che è stato eletto dai cittadini - aggiunge - e deve andare avanti. Il nostro Paese ha bisogno di tutto tranne che di instabilità".

BERLUSCONI - Poi c'è l'intervento di Berlusconi: "Sentendo parlare Emma, mi è venuto in mente che non ho un vicepresidente del consiglio. Lei potrebbe venire a farlo, è completa, è brava, siamo sempre andati d'accordo su tutto. Non ho nulla di nuovo da dire, il mio ministro 'honoris causa' dell'attuazione del programma, Emma Marcegaglia, ha detto tutto...". Dal palco, il premier assicura: "Governeremo fino alla fine della legislatura, per i prossimi tre anni e mezzo, e penso che potremo continuare anche dopo con la nostra parte politica". "Non si può mettere sullo stesso piano chi attacca e chi è attaccato - aggiunge poi il presidente del Consiglio - il governo non attacca nessuno, c'è invece una frangia militarizzata della magistratura che mi attacca da quindici anni". "Vogliono fare come nel 1994 - accusa - quando mi fu consegnato... come si chiama?... un avviso di responsa... ah, di garanzia. Capite che non ho simpatia per certe cose...". Stavolta andrà diversamente, ribadisce, anche perché "il governo ha la maggior legittimazione di tutti i governi occidentali. Siamo al 54% e il sottoscritto al 68,7%, un record storico dei consensi secondo i sondaggi. Non solo abbiamo la maggioranza in Parlamento, ma in tutti i momenti elettorali successivi abbiamo accresciuto il consenso". "Abbiamo portato via Roma alla sinistra - ricorda Berlusconi - abbiamo preso l'Abruzzo, la Sardegna e la Sicilia e con le amministrative siamo passati da 5 a 22 milioni di cittadini amministrati da noi". Riguardo al prossimo appuntamento elettorale di marzo Berlusconi aggiunge che "avremo un grande risultato di conferma degli italiani nei confronti di questo governo". Agli imprenditori, il Cavaliere chiede di ribellarsi all'"agire anti-italiano", perché chi getta discreto sull'Italia lo getta anche sui prodotti e sulle imprese italiane. "Il discreto non si getta solo sul presidente del Consiglio - dice - ma va anche ai nostri prodotti, alle imprese, al made in Italy. Se voi siete le colonne della produzione, ci vorrebbe una ribellione nei confronti di questo agire anti-italiano". E poi Berlusconi conclude il suo intervento: "Voi imprenditori pensate al benessere, per democrazia e libertà ghe pensi mi".

 

12 ottobre 2009(ultima modifica: 13 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

Il vicolo cieco dell'antagonismo

Avendo da sempre a cuore una cultura di terzietà, da sempre ho rischiato di essere marginalizza­to e svillaneggiato da chi con ar­dore esercita la prassi dell’antagonismo. "Tu non c’entri, lascia che ci regoliamo i conti fra noi", questa frase richiama ricor­di adolescenziali e giovanili, di quando l’intenzione di fare il pacie­re finiva male, talvolta an­che con qualche escoriazio­ne; ma continuo a ritenere l’antagonismo non solo emotivamente spiacevole, ma anche infecondo e inu­tile.

Gli antagonisti sono una forza della natura: sono pervicacemente convinti di avere ragione, esprimono un’intenzionalità fuori mi­sura, chiamano allo schie­ramento senza se e senza ma, coltivano il gusto del­l’inimicizia, qualche volta aspirano alla distruzione dell’odiato nemico. Si mon­tano psicologicamente e producono spettacolo per tutti, e sottilmente diventa­no anche gli spettatori di se stessi. E avviene che spesso la lotta all’alter ego produca il decli­no non solo dell’alter ma anche dell’ego.

E’ difficile comunque resistere alla ten­tazione antagonista, anche quando si ri­schia di scivolare nel fondamentalismo del primato religioso o nel feticismo del primato della scienza; figurarsi se si tratta della lotta politica, terreno altamente favo­revole allo scontro, anche dopo la morte dichiarata delle contrapposizioni ideologi­che del Novecento; e terreno in cui l'anta­gonismo ha portato frutti perfidi e regres­sivi.

Non basta però di fronte al calor bianco di queste settimane, con tutti contro tutti, nella contrapposizione di due eserciti, uno contro e l’altro a favo­re di Berlusconi, fare richia­mi morali al dialogo, al ri­spetto dell’avversario; l’aria che tira è tale che, se ci fos­se un arbitro a decretare un break , i duellanti ne ap­profitterebbero per piazza­re un colpo sotto la cintu­ra. Il problema va posto più utilmente nei suoi ter­mini culturali, nell’incapa­cità dell’antagonismo a "scavare al di sotto dell’an­titesi ", che è l’unico modo per rispettare la dinamica del reale. Le cose hanno sempre un andamento (una verità, si potrebbe di­re) "trasversale" e non van­no quindi viste e trattate in una logica di causalità lon­gitudinale, dove sarebbero condannate a cozzare l’una con l’altra.

La vita è correlazione, è "chiasma", co­me dicono i fenomenologi per segnalare che fra gli opposti (il bene e il male, lo spi­rito e il corpo, lo sviluppo e la crisi, ecc.) c’è reciprocità e non vittoria assoluta di uno di essi. La vittoria assoluta di una sola componente della vita (è ciò che i militanti dell’antagonismo ardentemente desiderano) oscurerebbe l’orizzonte, solo un pluralismo dei punti di vista permette di crescere collettivamente e di far maturare un’articolata appartenenza al medesimo mondo.

Certo è difficile, nell’attuale contrapporsi di accesi antagonisti, richiamare questa culturale esigenza di capire le correlazioni fra gli opposti e lavorarci in termini trasversali, di interpretazione, di connessione, di mediazione (sottraiamo questa parola alla damnatio memoriae di pavida furbizia democristiana). Fare oggi politica utile a tutti è mestiere da tessitore, di chi lavora sul rovescio della stoffa, tirandone via via i fili e capendone via via il senso. Ed è un mestiere di silenzi, non di proclami guerreschi. Non è quindi bene perdersi in richiami morali, basta un più sommesso richiamo a pensare; e a pensare in modo corretto, questa è la vera tregua. Capire cioè quale sia la trama di lungo periodo della nostra evoluzione sociopolitica e quanto tempo e silenzio siano necessari, senza troppi alterchi di scena.

Giuseppe De Rita

13 ottobre 2009

 

 

 

 

 

2009-10-11

Poi l'Appello al Governo: "La pressione fiscale in Italia ha raggiunto livelli mai visti"

Marcegaglia: tutelare istituzioni

ma il premier deve poter governare

"Non abbiamo bisogno di elezioni". E sul Meridione: "Sanità scandalo. Banca del sud? Non sia carrozzone"

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NOTIZIE CORRELATE

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Marcegaglia: "Il peggio è passato" (26 settembre 2009)

Emma Marcegaglia (Eidon)

Emma Marcegaglia (Eidon)

MILANO- "Non bisogna delegittimare le istituzioni, però dall’altra parte non va neanche bene chi vuole approfittare dell’esito del Lodo Alfano per delegittimare il governo". Lo ha affermato il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, a margine di un convegno promosso dalla fondazione Farefuturo a Salerno.

GOVERNO VADA AVANTI - Secondo la leader degli industriali "il governo deve andare avanti, Silvio Berlusconi deve andare avanti col suo esecutivo". Tuttavia, "dobbiamo in qualche modo salvaguardare il capo dello Stato - ha proseguito - perché così salvaguardiamo l’Italia". Secondo Marcegaglia l’esecutivo "deve cercare di risolvere la crisi. In questo momento delicato - ha aggiunto - è importante non delegittimare le istituzioni, ma non abbiamo bisogno di elezioni. Anzi: abbiamo bisogno di un governo, di un governo di Silvio Berlusconi che vada avanti".

"TROPPA PRESSIONE FISCALE" - La numero uno di Confindustria ha poi puntato il dito contro la pressione fiscale, sottolineando come in italia abbia "raggiunto livelli mai visti". A soffrire di più, ha aggiunto, sono le imprese e i lavoratori dipendenti. Francia e Germania che stanno tagliando tasse alle imprese "sono nostri concorrenti diretti - ha ricordato - ed è molto importante che anche in Italia il problema si ponga e si imponga in modo chiaro". Per questo motivo, secondo Marcegaglia, l governo italiano deve intervenire, mettendo tra le sue priorità, il taglio delle tasse proprio sui lavoratori dipendenti e sulle imprese.

L'ANDAMENTO ECONOMICO - Quanto alla fuoriuscita dalla crisi, la presidente degli imprenditori italiani ha spiegato che la sua associazione è "d'accordo sul fatto che ci sono alcuni segnali di miglioramento", tuttavia "abbiamo ancora un lungo percorso da fare". Occorre, in particolare, ha sottolineato, recuperare il 10,8% della produzione. "La crisi non è finita - ha puntualizzato -. Abbiamo davanti ancora un periodo complesso da gestire tutti insieme".

"LA SANITÀ AL SUD È UNO SCANDALO" - Si è poi parlato del Meridione. Confindustria guarda con molta attenzione alla Banca del Sud e l'auspicio di Emma Marcegaglia è che non si arrivi ad un "carrozzone pubblico" ma ad un istituto che "aiuti le imprese e i cittadini meridionali ad avere soldi ad un giusto prezzo" perché "c'è un problema di restrizione del credito soprattutto nel Mezzogiorno" e questo "è un tema vero". La presidente degli industriali ha poi richiamato alla necessità di un contenimento degli sprechi spiegando che la sanitá nel Mezzogiorno "è uno scandalo" e "dobbiamo avere la forza di dirlo". Marcegaglia boccia dunque l'ipotesi di utilizzare i fondi Fas per affrontare questo problema. Che va risolto, invece, "mandando a casa gli amministratori incapaci".

 

10 ottobre 2009

 

 

 

 

 

Le critiche al Corriere. Una risposta

Non sappiamo che cos’abbia spinto il premier a criticare ieri il Corriere . Non gli piaceva il fondo di Ernesto Galli della Loggia che pur stigmatizzando (e ci mancherebbe...) le espressioni da lui usate contro il presidente della Repubblica, riconosceva una serie di meriti all’azione del governo? Non credo. Non gli andava il corsivo di Pierluigi Battista che smentiva la vulgata di sinistra dell’esistenza di un regime con la sua impronta? Impensabile.

Forse abbiamo un unico grande torto. Siamo un giornale che ragiona con la propria testa, lungo il solco liberale della sua tradizione. Un quotidiano che si ostina a coltivare la propria indipendenza. Abbiamo rispetto del ruolo politico e sociale del Cavaliere, e più volte su queste colonne lo abbiamo sottolineato. Ma ne critichiamo gli eccessi. Nello stesso tempo difendiamo i valori costituzionali e gli insostituibili ruoli di garanzia di alcune sue istituzioni. Ci sforziamo di trovare, nel dibattito quotidiano, più le ragioni per unire questo Paese, anziché dividerlo, più i motivi per sostenerlo anziché colpirlo.

Il Corriere non veste alcuna divisa e non indossa nessun elmetto. Si è ben guardato, in questi mesi, dall’assecondare la campagna scatenata contro il premier, con vasta eco all’estero, dai suoi nemici, politici ed editoriali, e da tutti quelli che hanno ridotto l’opposizione allo sguardo insistito nella sua vita privata. Dimenticando tutto il resto. Come se non esistesse più un governo che va giudicato dagli atti concreti, quelli che servono al Paese in una delle crisi sociali ed economiche più acute. Tutti quelli che lavorano onestamente, dalla mattina alla sera, cittadini, lavoratori, professionisti e imprenditori, non possono che soffrire e nutrire un profondo senso di ingiustizia nel vedere l’immagine internazionale del nostro Paese messa così ingiustamente alla berlina.

Certo le notizie non le abbiamo mai nascoste. Mai. Ma neanche strumentalizzate e piegate alle esigenze di parte, come accade in quasi tutto il panorama editoriale. I fatti ormai non sono più separati dalle opinioni, sono al servizio delle opinioni. Le inchieste di Bari sono state rivelate dal Corriere . Abbiamo informato, correttamente, senza mistificare la realtà com’è prassi quotidiana sulla stampa e sul video. Ma non abbiamo mai partecipato alla guerra civile mediatica che si è scatenata subito dopo. Per rispetto dei lettori, innanzitutto, che non vanno assoldati e iscritti d’ufficio a un partito o all’altro.

Il Corriere ha ospitato tutte le opinioni, nel solco della sua migliore tradizione. Ha elogiato il governo quando se lo meritava. Non poche volte. Lo ha criticato quando a nostro giudizio sbagliava. E’ successo, e in forma anche più dura, con i governi di centrosinistra. Ha praticato e difeso una libertà di stampa responsabile. Le querele ai giornali sono legittime, per carità, ma costituiscono spesso un errore, a mio personale giudizio, se vengono da chi ha alti incarichi istituzionali e di governo. Chi scrive ne ha collezionate, tra querele e cause civili, ben 180. E nei giorni scorsi ha perso in appello contro gli avvocati del premier Ghedini e Pecorella. Dunque, avevano ragione loro a sentirsi diffamati da un mio scritto del 2002. La sentenza è chiara e la accetto, senza pormi il problema se il giudice fosse di destra o di sinistra e senza cambiare idea rispetto a quello che ho scritto. Sbaglierò, ma non ho mai pensato minimamente che per difendere la mia libertà d’espressione fosse necessario scendere in piazza.

Il Corriere è un giornale liberale e moderato, una delle istituzioni di garanzia di questo Paese. Non vuole partecipare allo scontro fra due fazioni, in un’Italia ridotta a una desolante arena nella quale si sta perdendo, insieme allo stile e al decoro, anche un po’ il lume della ragione. Vuole occuparsi dei problemi reali del Paese, informando correttamente i cittadini, rappresentando al meglio "quell’Italia che ce la fa", che lavora, produce, esporta, studia. Un grande Paese che non merita giudizi sommari. Senza muoverci di un millimetro da quello che consideriamo un nostro dovere verso i lettori

(f.de b.)

10 ottobre 2009

 

 

REPUBBLICA

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2009-10-13

Il premier interviene all'assemblea degli industriali monzesi

"C'è una frangia della magistratura che mi attacca da 15 anni"

Berlusconi contro Repubblica

"'Ribellatevi ai giornali anti-italiani"

"Voi pensate a produrre, alla democrazia e alla libertà ghe pensi mi"

La Marcegaglia: "Rimbalzi le polemiche e faccia le riforme"

Berlusconi contro Repubblica "'Ribellatevi ai giornali anti-italiani"

MONZA - Berlusconi torna ad attaccare Repubblica e la stampa straniera e, ancora una volta, la seconda dopo la convention dei giovani industriali di Santa Margherita (VIDEO) lo fa davanti ad una platea di imprenditori che il premier invita alla "ribellione generalizzata" contro "un giornale che non ha avuto limiti nel gettare discredito sul governo e sul Paese e ad imbeccare i giornali stranieri". Un invito al boicottaggio di fronte alla Confindustria brianzola e una porta chiusa in faccia al presidente degli industriali che poco prima, dallo stesso palco, aveva chiesto al premier di "rimbalzare le polemiche". Il presidente del Consiglio non ci pensa un attimo e torna all'attacco a testa bassa. Tanto da dire agli industriali: "Voi pensate a creare benessere, per la libertà e la democrazia 'ghe pensi mi'".

Finito con la stampa torna poi sul suo nemico storico: i magistrati. "Ci sono frange della magistratura che mi attaccano da 15 anni. No si può mettere sullo stesso piano chi attacca e chi è attaccato". Un altro no ad Emma Marcegaglia che gli aveva chiesto moderazione. Il premier ha espresso la propria intenzione di proseguire nell'azione di governo. "Il governo andrà avanti fino alla fine della legislatura, per i prossimi 3 anni e mezzo. Penso che potremo continuare anche dopo con la nostra parte politica, è una grande occasione per fare le riforme". Un Berlusconi a tutto campo che ha scherzosamente invitato la Marcegaglia a ricoprire il ruolo di vicepresidente del Consiglio, e che ha raccontato della solidarietà degli altri capi di governo: "I primi ministri stranieri mi dicono che io sono un duro, che ho una grande capacità di resistere e che altri politici nel mondo non avrebbero resistito alla metà degli attacchi cui sono stato oggetto".

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L'intervento della Marcegaglia - "Rispettiamo Giorgio Napolitano perché rispettando lui rispettiamo l'Italia". Così Emma Marcegaglia nel corso dell'assemblea degli industriali monzesi. "Approfitto della presenza del presidente del Consiglio - ha detto il leader degli industriali - per dirgli che deve andare avanti, deve fare le grandi riforme di cui ha bisogno questo Paese". "Le istituzioni non devono delegittimarsi reciprocamente - ha continuato - da questo esce meno forte tutto il Paese. Non bisogna scassare le istituzioni. Va rispettato il capo dello Stato ma va rispettato anche il governo che è una istituzione e che deve andare avanti".

(12 ottobre 2009

 

 

 

 

 

Tre direttori contro Scalfari, senza diritto di replica il fondatore di Repubblica

che a de Bortoli replica: "Anche noi rivendichiamo una funzione di giornalisti e basta"

"Guerra dei giornali"

il Tg1 si schiera

di GIANLUCA LUZI

"Guerra dei giornali" il Tg1 si schiera

ROMA - Il Tg1 di ieri sera, nell'edizione di massimo ascolto delle ore venti, ha dedicato un ampio servizio a quella che ha chiamato "la guerra dei giornali". Venerdì scorso il presidente del Consiglio ha attaccato il Corriere della Sera durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, affermando che il quotidiano milanese è diventato di sinistra tradendo la borghesia moderata. Sabato il Corriere ha pubblicato la risposta del suo direttore al premier.

Nell'editoriale di domenica il fondatore de la Repubblica Eugenio Scalfari ha giudicato con severità la risposta di Ferruccio de Bortoli a Berlusconi, giudicata troppo indulgente con il capo del governo. Ieri il direttore del Corriere ha replicato a Marco Travaglio (che lo aveva attaccato su Il Fatto) e a Scalfari definendo il suo editoriale di domenica "ingiusto e insultante".

Tutto questo mentre Berlusconi è tornato ad attaccare la stampa estera e ha chiesto agli industriali brianzoli di boicottare la Repubblica, come aveva fatto in giugno con i giovani imprenditori. Ieri sera il Tg1 diretto da Augusto Minzolini dopo aver accennato nel servizio ai guai con la stampa dei rispettivi paesi di Blair e Zapatero, ha dato voce a de Bortoli e ai direttori del Riformista Antonio Polito e di Libero Maurizio Belpietro. Nessuno, invece, a sostenere la tesi contraria.

Il direttore del Corriere della Sera ha ripetuto i concetti espressi sul suo giornale: "il premier sbaglia ad attaccare la stampa, ma sbagliano anche quelli che lo vorrebbero mandare a casa senza rispettare la volontà degli elettori". È in atto uno scontro tra Repubblica e Berlusconi, mentre invece, per de Bortoli, "il buon giornalismo non veste alcuna divisa e non indossa alcun elmetto", piuttosto "pubblica tutto con senso di responsabilità".

Antonio Polito, direttore del Riformista, difende de Bortoli dalle accuse di Berlusconi e anche da quelle di Scalfari. Maurizio Belpietro, sostiene che Scalfari "vorrebbe arruolare anche il Corriere nella guerra forsennata contro il premier e vorrebbe che il Corriere partecipasse attivamente alle manifestazioni per la libertà di stampa". Ma proprio questo dibattito dimostra per Belpietro che "in Italia la libertà di stampa esiste".

Al Tg1 però non è andato in onda un dibattito perché era assente la voce de la Repubblica criticata dai tre direttori intervistati. Questo servizio del Tg1, per Scalfari intervenuto al telefono alla trasmissione l'Infedele di Gad Lerner, dimostra "come si manipola il consenso: si attacca una persona che non può dire la sua". Il fondatore di Repubblica si è anche detto sicuro che de Bortoli, presente nello studio tv di Lerner, non sarebbe andato al Tg1 se avesse saputo che non sarebbe stata ascoltata la voce di Repubblica. "Mi è stata chiesta una intervista", ha risposto il direttore del Corriere. Scalfari ha anche contestato una affermazione di de Bortoli secondo cui esisterebbe "un esercito" di Repubblica. "Non esiste un esercito - ha risposto Scalfari - Come de Bortoli rivendica una funzione di giornalista e basta, noi rivendichiamo una funzione di giornalisti e basta".

Scalfari definisce l'attacco di Berlusconi al Corriere "di sinistra", "una chiamata alle armi, una intimidazione a de Bortoli". E il direttore del Corriere "sbaglia a dire che non l'abbiamo mai difeso", aggiunge Scalfari ricordando un suo articolo del giugno 2003, poche settimane dopo che "de Bortoli fu costretto alle dimissioni" dal premier. "Mai avrei accettato di avere limitazioni", ha risposto de Bortoli all'ipotesi che ora, di nuovo al Corriere, avrebbe uno spazio più limitato. In chiusura, de Bortoli, sollecitato, da una domanda di Lerner, ha ammesso di avere sbagliato ad accettare l'invito di Porta a Porta in collegamento quando si discusse delle vicende private di Berlusconi. "In quelle condizioni non si partecipa al dibattito e io sono stato giustamente redarguito per non avere incalzato il premier", ha detto de Bortoli.

(13 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica

 

 

Il potere liberale

di MASSIMO GIANNINI

"IL peggio deve ancora accadere". L'aveva scritto il direttore di questo giornale, solo cinque giorni fa. Mai profezia è stata più centrata. Il peggio sta accadendo. Il presidente del Consiglio chiama alla "ribellione" le forze produttive contro "un giornale che getta discredito non solo su di me, ma sui nostri prodotti, sulle nostre imprese, sul made in Italy". Anche se stavolta Berlusconi non lo cita per nome, quel giornale è naturalmente Repubblica. Un capo di governo che invita gli imprenditori a "ribellarsi" contro un quotidiano, "colpevole" solo di rivolgergli dieci domande alle quali non è in grado di rispondere, non si era ancora visto in nessun Paese dell'Occidente.

È una deriva populista, e peggiorista, che non ha più limiti. Ma benché aberrante, c'è coerenza in questo delirio. Prima arringa gli industriali: rifiutate la pubblicità a questo giornale. Poi accusa il Corsera: sarebbe addirittura "anti-berlusconiano". Ora attacca di nuovo Repubblica: è "anti-italiana". Viene fuori, incontenibile, la natura illiberale e anti-istituzionale del Cavaliere. Non tollera le critiche della stampa, non accetta le regole della Costituzione. Da uomo politico nega lo Stato, da imprenditore nega il mercato.

L'"editto di Monza" lo conclude con una battuta che tradisce la dimensione tecnicamente totalitaria del suo "premierato di comando": "Alla democrazia ghe pensi mi". Lo dice. Lo pensa. Ecco perché siamo preoccupati per il futuro di questo Paese.

(13 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

2009-10-11

Per il presidente di Confindustria "non c'è bisogno di elezioni"

"Il governo deve andare avanti". E auspica un taglio delle tasse

"Non delegittimare le istituzioni"

La Marcegaglia difende Napolitano

"Non delegittimare le istituzioni" La Marcegaglia difende Napolitano

SALERNO - Niente elezioni, rispetto delle istituzioni e taglio delle tasse. Dopo lo scontro degli scorsi giorni sulla sentenza della Consulta che ha bocciato il Lodo Alfano, da Salerno Emma Marcegaglia rivolge un appello: "Non bisogna delegittimare le istituzioni, dobbiamo salvaguardare il Capo dello Stato perchè così salvaguardiamo anche l'Italia". La Marcegaglia parla anche del governo: "Non va neanche bene chi vuole approfittare dell'esito del lodo Alfano per delegittimare il governo". Per il presidente di Confindustria "non c'è bisogno di elezioni", ma anzi "di un governo, quello di Silvio Berlusconi, che vada avanti".

La crisi non è finita - Per il presidente di Confindustria i segnali di una ripresa ci sono "ma la crisi non è finita". La Marcegaglia commenta i dati Ocse: "dicono che l'Italia e la Francia potrebbero essere i Paesi che si riprenderanno di più". E poi si dice "d'accordo sul fatto che ci sono alcuni segnali di miglioramento però abbiamo ancora circa il -18% di produzione da recuperare".

Il governo tagli le tasse - La leader degli industriali auspica il taglio delle tasse. "Il governo deve mettere all'ordine del giorno il taglio delle tasse sulle imprese e sui lavoratori dipendenti, che sono quelli che stanno facendo di più". E a proposito dell'Irap, "la Francia la sta abolendo, la Germania probabilmente farà un taglio, pensiamo che anche il nostro governo debba mettere all'ordine del giorno questo tema".

Gli aiuti al Sud - Confindustria guarda con molta attenzione alla Banca del Sud e l'auspicio di Emma Marcegaglia è che non si arrivi ad un "carrozzone pubblico". La priorità sono gli aiuti alle imprese e i cittadini meridionali. "C'è un problema di restrizione del credito soprattutto nel Mezzogiorno", ha concluso sottolineando che questo "è un tema vero".

(10 ottobre 2009)

L'UNITA'

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http://www.unita.it

2009-10-13

"Industriali boicottate giornali che mi attaccano"

"Voi pensate a creare benessere, per la libertà e la democrazia 'ghe pensi mi'". Con queste parole il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha concluso il suo discorso all'assemblea degli industriali di Monza e Brianza.

Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, parlando agli imprenditori brianzoli ha esortato la platea a "ribellarsi" contro la stampa che lo attacca. Il premier ha ribadito che "c'è un giornale italiano che non ha avuto alcun limite nel gettare discredito su di me". E ha rilanciato: "Contro questo ci vorrebbe una reazione, una ribellione generale, di chi come voi è una colonna del sistema produttivo". Berlusconi ha poi riferito che durante le riunioni del G20 "i colleghi europei mi hanno detto 'come sei duro', nessun leader europeo avrebbe retto ad attacchi simili. Ma non c'è attacco che tenga", ha proseguito il premier.

"Chi getta discredito sull'Italia lo getta anche sui prodotti e sulle imprese italiane, gli imprenditori dovrebbero ribellarsi a questo agire anti-italiano", ha aggiunto Berlusconi. "Il discredito non si getta solo sul presidente del Consiglio - ha detto - ma va anche ai nostri prodotti, alle imprese, al made in Italy. Se voi siete le colonne della produzione, ci vorrebbe una ribellione nei confronti di questo agire anti-italiano". "Il governo sostiene le imprese italiane all'estero ed io sono un bravo agente di commercio", ha proseguito. "Non è stato recepito quello che il governo fa nella diplomazia commerciale - ha spiegato - mai nessun altro governo ha avuto in mente di agire da supporto a tutte le nostre aziende all'estero. In tanti Paesi, come la Russia, la Libia, l'Egitto, la Turchia, la Tunisia, le imprese italiane sono le più ben viste. Abbiamo ottenuto risultati fantastici, l'ultimo è stata l'attribuzione a Impregilo del raddoppio del canale di Panama. Mi guardo allo specchio e non sapevo che come agente di commercio fossi così bravo". Berlusconi ha poi rivendicato ancora una volta la propria appartenenza al mondo imprenditoriale: "Il governo lavora in totale sintonia con quanto portate avanti con le vostre associazioni. Bisogna approfittare del fatto che c'è un collega imprenditore al governo, perchè così possiamo portare avanti le riforme che ci interessano".

12 ottobre 2009

 

 

 

 

"Rispettare Napolitano è rispettare Italia"

Un nuovo invito al rispetto delle istituzioni, prima di tutte la più alta carica dello Stato, e una richiesta pressante di tornare a concentrarsi sulla crisi, lasciando da parte "le risse" che tanto danneggiano la nostra visibilità all'estero. Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dopo il monito già lanciato nei giorni scorsi a "non scassare le istituzioni", torna a chiedere il rispetto del capo dello Stato.

"Rispettiamo Giorgio Napolitano perchè rispettando lui rispettiamo l'Italia", dice la donna alla guida dell'associazione degli industriali italiani in occasione dell'assemblea degli industriali monzesi a cui partecipa anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi che torna a tessere le lodi della leader di Confindustria e la propone come "vice-premier". "Sentendo Emma Marcegaglia parlare mi è venuto in mente che non ho un vicepresidente del consiglio. Mi piacerebbe che venisse a farlo", dice il presidente del Consiglio.

A lui Marcegaglia chiede infatti di "rimbalzare" le polemiche, di non occuparsene, di andare "avanti con ancora più forza nell'azione di governo", di fare le "grandi riforme" su cui giudicarlo, non come chi "vuole delegittimare il governo sfruttando la bocciatura del lodo Alfano". "Emma sei sempre più brava e noi siamo sempre andati d'accordo", la loda Berlusconi, dicendosi d'accordo con tutto ciò che lei ha detto e promuovendola "ministro dell'attuazione del programma 'honoris causa" ".

La presidente di Confindustria, che oggi ha presieduto anche l'assemblea degli industriali triestini, giudica "positiva una forte dialettica tra le istituzioni" ma, avverte, senza travalicare "la logica del rispetto delegittimandole" perchè, altrimenti, "ci facciamo del male tutti: non scassiamole, rispettiamole", dice, sostenendo, allo stesso tempo, che "l'Italia è molto meglio di quel che appare sui media internazionali", e che "bisogna fare una grande alleanza tra chi vuol bene all'Italia e vuole che ne esca più forte".

Per farlo, occorre concentrarsi sulla crisi e promuovere finalmente le grandi riforme: "c'è bisogno di un Paese che si concentri sulla crisi in atto. Il Governo non cade se non lo fanno cadere i cittadini con il voto. Per cui occorre "rimbalzare" le polemiche ma agire concentrandosi sulla crisi, sulle cose concrete e vere che il Paese si aspetta". Tra queste, "occorre cambiare le regole internazionali della finanza per far sì che le banche tornino a erogare credito alle imprese". Ora, aggiunge, "la sfida è di continuare a investire nell'innovazione, fare più ricerca, anche nei settori tradizionali, aggiungere valore, innovazione e tecnologia. Sapere che nei prossimi mesi dovremo affrontare ristrutturazioni da gestire con senso di responsabilità ma non bloccarle, perchè altrimenti le aziende saranno meno competitive".

Anche sulle riforme istituzionali "il tempo non è una variabile indipendente. Una buona legge va eseguita nel minor tempo possibile, bisogna dare ampio spazio a riforme a costo zero". Via, dunque, alla riduzione della spesa pubblica e stop alle burocrazie e gli enti inutili: argomenti "leit motiv di molti convegni", ma su cui " finora i passi avanti sono stati ancora troppo pochi".

12 ottobre 2009

 

 

 

 

Immunità, disegno di legge Pdl

Dopo la bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale, si fa avanti nella maggioranza l'idea di ripristinare l'immunità parlamentare. Il senatore del Pdl Lucio Malan ha presentato un disegno di legge per reintrodurla e il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto ipotizza di aprire, dopo il congresso del Pd, il dialogo con le opposizioni sulle riforme e mette l'immunità tra i temi di un'organica riforma della giustizia. Ma le opposizioni fanno muro.

Nel ddl, presentato a Palazzo Madama, Malan ricorda che l'immunità fu introdotta dai padri Costituenti e "fu un errore modificarlo nel '93 sull'onda della piazza". Lo spirito della proposta del senatore Pdl è "la volontà di riportare l'armonia e l'equilibrio tra le istituzioni". Ed è ai padri costituenti, "a partire da Oscar Luigi Scalfaro", che fa riferimento anche il ministro Renato Brunetta per spiegare la sua posizione sul ritorno dell'immunità parlamentare. Proposta che Cicchitto inserisce in un pacchetto di riforme necessarie e da affrontare in un clima di dialogo con le opposizioni, ben diverso da quello attuale.

"Nessun tema - sostiene il capogruppo Pdl - può essere considerato un tabù intoccabile se si vuole riformare lo Stato, rinnovare le istituzioni e ridisegnare quei rapporti tra politica e magistratura che sono stati devastati nel '92-'94 dal circolo mediatico-giudiziario".

L'opposizione è contraria. Per Pier Luigi Bersani più che l'immunità è il caso di affrontare altre riforme, come quella della legge elettorale, mentre il leader Udc Pier Ferdinando Casini taglia corto: "Ripristinarla è pura follia".

11 ottobre 2009

 

 

 

 

 

2009-10-11

Marcegaglia: "Dobbiamo salvaguardare il capo dello Stato"

"Salvaguardare il capo dello Stato". Recita così l'appello che la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, rivolge mentre la bufera istituzionale, all'indomani della bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale non si è ancora calmata.

"Non bisogna delegittimare le istituzioni", avverte dunque la numero uno di Confindustria. La sua prima preoccupazione è rivolta a Giorgio Napolitano: "Dobbiamo in qualche modo salvaguardare il Capo dello Stato - dice a Salerno a margine di un convegno sul Sud - perchè così salvaguardiamo anche l'Italia".

Certo, osserva poi, cercando di far fare un passo avanti a tutti nella via della conciliazione: "Non va neanche bene chi vuole approfittare dell'esito del lodo Alfano per delegittimare il Governo".

"Credo che sia molto importante chi ha il dovere e il diritto di governare lo possa fare e lo possa fare in modo serio". C'è bisogno dell'immunità parlamentare per far lavorare bene le istituzioni e il Governo? Alla domanda dei giornalisti la presidente di Confindustria risponde: "Non lo so, quello che conta è che non entriamo in una situazione di rissa continua".

"Non dobbiamo scassare le istituzioni", dice Marcegaglia. "È normale, giusto, corretto, che vi siano anche contrapposizioni forti in un paese - ha detto la Marcegaglia - il confronto può essere anche ruvido, ma guai ad andare ad un sorta di reciproca delegittimazione. Il risultato di un'operazione del genere è che delegittimiamo il paese".

 

"Salvaguardare Napolitano", dunque. Anche oggi messo sotto attacco. Non direttamente dal premier ma dal quotidiano di famiglia diretto da Vittorio Feltri, che apre con un retroscena. "Napolitano non rende omaggio alle vittime di Messina per evitare Silvio", titola in prima pagina Il Gioranle. "La verità è che il presidente non vuole stringere la mano a Berlusconi dopo lo scontro sulla Consulta", si spiega nel catenaccio.

"Messina non conta. Il lutto di Messina non interessa a nessuno. Non si scomoda neppure il presidente della Repubblica", argomenta l'editoriale, firmato da uno dei vice di Feltri. "C'è Schifani, forse Fini, forse no. E soprattutto c'è Berlusconi. Questo è il problema. Napolitano forse non vuole incontrare il premier. Messina non conta".

10 ottobre 2009

il SOLE 24 ORE

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2009-10-13

Marcegaglia: "Rispettiamo il presidente Napolitano, non delegittimare il governo"12 ottobre 2009

Silvio Berlusconi e Emma Marcegaglia (Ansa)

La presidente di Confindustria: "Ripresa da Cina, India e Brasile"

Berlusconi: per la democrazia "ghe pensi mi"

PILLOLA POLITICA / Spinta sulle riforme per l'elezione diretta del premier

Napolitano: nessun patto sul lodo Alfano

"Dai nostri archivi"

La battuta di Berlusconi: "Vorrei Emma come vicepresidente del Consiglio"

"L'Europa ha perso la spinta. Ripresa da Cina, India e Brasile"

Marcegaglia: "Berlusconi vada avanti a governare"

Marcegaglia: "Se necessario chiederemo l'allungamento della cassa integrazione"

Confindustria, plebiscito per Emma Marcegaglia: "Subito la riforma dei contratti"

"Rispettiamo Giorgio Napolitano perchè rispettando lui rispettiamo l'Italia". Lo ha detto Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, nel corso dell'assemblea degli industriali monzesi a cui partecipa anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Marcegaglia ha poi condannato chi "vuole delegittimare il governo sfruttando la bocciatura del lodo Alfano". Secondo la presidente degli industriali "è positiva una forte dialettica tra le istituzioni, ma non travalichiamo la logica del rispetto delegittimandole perchè ci facciamo del male tutti, non scassiamole, rispettiamole".

La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia esclude un possibile accordo di Confindustria sul modello tedesco della cogestione delle imprese con i lavoratori, come ipotizzato invece dal ministro del welfare Sacconi che nel corso dell'assemblea degli industriali monzesi ha rispolverato il tema della "complicità tra imprenditori e dipendenti"."Non confondiamo - ha scandito nel corso dell'assemblea - condivisione e cogestione". A quest'ultima Marcegaglia ha detto che Confindustria è totalmente contraria e non ne vuole più sentire parlare".

12 ottobre 2009

 

 

 

 

Berlusconi: per la democrazia "ghe pensi mi"

di Marco Alfieri

13 ottobre 2009

Silvio Berlusconi e Emma Marcegagliaglia (Ansa)

"Dai nostri archivi"

La battuta di Berlusconi: "Vorrei Emma come vicepresidente del Consiglio"

Marcegaglia: "Berlusconi vada avanti a governare"

Berlusconi: "Da noi soldi veriPiano casa porterà 60 miliardi"

Confindustria: per le imprese aliquote agevolate sugli utili

Berlusconi: è il nostro programma

"D'accordo su tutto quello che hai detto, cara Emma...".

Ride Silvio Berlusconi, chiudendo l'assemblea degli industriali di Monza e Brianza. "Il vostro programma praticamente è il nostro", quasi a riecheggiare lo spirito di Parma 2001 e a stemperare le polemiche degli ultimi giorni, mostrandosi in sintonia con il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia intervenuta poco prima. "E siccome nel governo manca un vicepresidente del Consiglio, lo propongo a te, visto che sei una specie di mio ministro honoris causa per l'Attuazione del programma…". Sala strapiena di fronte alla tribuna centrale dell'autodromo di Monza e applausi che si alzano dalla platea. Berlusconi gioca in casa, Arcore è a pochi chilometri.

"Su una cosa, però, cara Emma, non sono d'accordo", precisa a stretto giro il premier: "non si possono mettere sullo stesso piano chi attacca e chi è attaccato. Non si può fare di tutta l'erba un fascio. Io non ho mai attaccato nessuno, piuttosto è una frangia militarizzata della magistratura che lo fa da 15 anni. Nonostante questo - prosegue il Cavaliere - ho un gradimento personale del 68%, quasi mi vergogno a dirlo. In mesi di crisi, non si era mai visto". Altri applausi in sala.

"Il problema, infatti - prosegue il premier - è che c'è una sinistra italiana che continua a non accettare l'esito elettorale. D'intesa con una magistratura che sta provando a replicare il biennio '92-93, quando un'intera classe politica, con la complicità dei media, è stata spazzata via dopo averci garantito per 50 anni pace e democrazia". Applausi più timidi. "O come nel '94 - si scalda Berlusconi - quando mi recapitarono a Napoli un avviso di garanzia facendo cadere poco dopo l'esecutivo".

Oggi per Berlusconi la magistratura di Milano sta cercando il bis. La differenza è che stavolta "esiste un grande partito in cui hanno trovato cittadinanza tutte le forze anticomuniste d'Italia, tranne una piccola eccezione (l'Udc). C'è un'alleanza di acciaio tra il Pdl e la Lega, tra il sottoscritto e Umberto Bossi. E c'è un grande sostegno da parte degli italiani: non posso andare per strada - dice con una punta di narcisismo il premier - che subito mi circondano capannelli di gente che mi mostra affetto". Anche oltreconfine non mancherebbero sinceri ammiratori, chiosa Berlusconi: "pensate che i miei colleghi primi ministri mi dicono: come sei duro, Silvio. Nessun altro uomo politico al mondo avrebbe resistito alla metà degli attacchi che stai subendo tu. Quindi, cari amici imprenditori, state tranquilli, io ho la serenità e la forza di chi ha la coscienza a posto. Il governo va avanti. Piuttosto tocca a voi, che producete il miglior made in Italy, ribellarvi contro certa stampa e contro questo agire anti italiano (il riferimento è al quotidiano Repubblica che, attaccando il premier, imbeccherebbe i giornali stranieri), perché il discredito cade su tutta l'Italia, i suoi prodotti e le sue imprese. Per la democrazia e la libertà, invece, ghe pensi mì...".

Questa (lunga) parentesi è l'unico punto aspro in cui il premier Berlusconi ieri s'è lasciato andare alle polemiche, parlando per mezz'ora davanti agli imprenditori brianzoli. Per il resto, nessun riferimento al Colle, dopo il polverone degli scorsi giorni: solo voglia di toccare le corde dell'orgoglio industriale. Lo fa spesso nei momenti critici. Da un lato l'elenco "dei meriti del mio governo": dalla riforma della Pa appena approvata dal Consiglio dei ministri a quella prossima della giustizia civile. Da quella già avviata della scuola a quella dell'università "a cui stiamo lavorando, per abolire molti corsi di laurea inutili". Dalle infrastrutture su cui quest'anno "abbiamo messo 18 miliardi di euro" alla defiscalizzazione dei premi aziendali, "che è una riforma ancora non valutata nella sua portata". Dall'altro, la celebrazione della "diplomazia commerciale" messa in campo dal suo governo a supporto delle aziende. "L'Enel in Slovacchia sul nucleare". "La differenziazione degli approvvigionamenti energetici con Eni, attraverso il consorzio South Stream, che permetterà di portare il gas siberiano in Europa bypassando l'Ucraina". "Impregilo che raddoppierà il canale di Panama, e costruirà l'autostrada che collegherà l'Egitto e la Tunisia". "La Breda Ansaldo che porterà l'Alta Velocità in Libia". "Gli stabilimenti Pirelli in Russia e gli elicotteri Agusta in Turchia". "Come agente di commercio sono bravo, eh - ridacchia un'altra volta Berlusconi - ogni tanto allo specchio me lo dico". Risata e applausi in sala.

Dunque "voi che siete i creatori del benessere del paese, approfittate che c'è un collega al governo…". Ovviamente "non mancano le difficoltà, ma ci sono davanti 3 anni abbondanti di governo. Contiamo di farcela. E poi continueremo….". Ancora applausi.

13 ottobre 2009

 

 

 

 

2009-10-11

Berlusconi: "La stampa sputtana

il paese. Consulta da riformare"

di Gianni Trovati

11 ottobre 2009

Commenta le affermazioni del premier

SONDAGGIO / Ci sono "élite" che lavorano per far cadere il governo?

Cos'hanno detto i giornali stranieri su Berlusconi

Radio24 / Il premier, la stampa ci sputtana

Radio24 / Berlusconi: eletto direttamente dal popolo, no alle offese

"Dai nostri archivi"

Il "pressing" del Pdl in un clima da resa dei conti

Berlusconi: "È abbronzata anche la moglie di Obama"

PILLOLA POLITICA / "Riforme condivise": lo stop di Fini al metodo Berlusconi

Riforme, il premier boccia i parlamentari e si appella al popolo

Berlusconi: il Lodo Alfano è necessario

"Non si può continuare così", con "il popolo che non conta niente" e "il parlamento che non può legiferare".

È un Silvio Berlusconi durissimo quello che ha chiuso questa mattina a Benevento la festa provinciale del Pdl delineando la strategia che intende mettere in campo per "cambiare le regole che hanno prodotto ciò che è successo questa settimana".

Il riferimento, ovviamente, è alla sentenza della Consulta che ha bocciato il Lodo Alfano e alla pronuncia del Tribunale di Milano che ha condannato Fininvest a pagare 750 milioni a Cir nella nuova tappa della "guerra di Segrate". Su quest'ultimo punto, poi, il premier si lascia scappare un'allusione dicendo che sul giudice milanese che ha scritto la sentenza di condanna "ne verranno fuori delle belle".

Minacce a parte, nelle parole del premier si delinea l'idea di una "riforma anti-elite", per "arrivare a una vera democrazia e a un'assoluta libertà", in cui "i cittadini devono avere la sicurezza di eleggere da chi vogliono essere governati e chi governa deve sapere di poterlo fare per un'intera legislatura".

I nemici da battere sono la stampa italiana e straniera, che "sputtana l'Italia con i suoi attacchi al presidente del consiglio", e il partito democratico, rappresentato "dai soliti comunisti di sempre, che pensano che il popolo sia un bue narcotizzato dalle televisioni e che il governo debba essere portato avanti dalle elite". Il trait d'union fra stampa e opposizione è Carlo De Benedetti, editore di Repubblica ed Espresso e definito da Berlusconi "leader outsider" del Partito Democratico, impegnato in una "character assassination", cioè una distruzione dell'immagine del premier attraverso giornali e sentenze. L'obiettivo finale è quello di "tornare alla situazione inaccettabile di tanti anni fa", cioè del '94 quando il governo cadde anche per le conseguenze di un avviso di garanzia recapitato dalla Procura di Milano.

Per contrastare il "complotto", Berlusconi annuncia la via delle riforme, a partire ovviamente dal terreno minato della giustizia. Sulla Corte costituzionale "non si può andare avanti così", spiega il premier, perché "non è possibile far lavorare il parlamento per molti mesi e poi intervenire con questa decisione (la bocciatura del Lodo Alfano, ndr) negando se stessi". Sul tema, per il momento, Berlusconi non annuncia le possibili contromisure, che invece sono già definite per quel che riguarda la riforma della giustizia penale: "È pronta - sottolinea il premier - ed è indispensabile perché separa le carriere di Pm e giudici".

Le parole del premier certificano l'atteso cambiamento nell'agenda parlamentare che, come ha ricordato il presidente della commissione Giustizia al Senato Filippo Berselli (Pdl) in un'intervista al Sole 24 Ore del 9 ottobre, per ora mette la riforma del processo penale in secondo piano rispetto a quella delle intercettazioni e dell'ordinamento forense. I due disegni di legge, ha ricordato Berselli, "sono in fase avanzatissima, non possono essere fermati adesso, e non possiamo nemmeno portare avanti tutto insieme". Una strategia alternativa potrebbe passare dall'anticipazione per decreto legge di alcuni capitoli della riforma: una strada , quest'ultima, ricca di insidie, come mostra la riflessione di Giuseppe Consolo, parlamentare del Pdl e vice presidente della giunta per le Autorizzazioni: "La separazione delle carriere va fatta - spiega Consolo commentando l'annuncio di Berlusconi -, ma con legge costituzionale: Lodo Alfano docet". Resta da vedere se, oltre alla separazione delle carriere, il governo ha intenzione di intervenire anche con un'ulteriore correzione al ribasso dei tempi della prescrizione di alcuni reati, come ventilato nei giorni scorsi, o con la reintroduzione dell'immunità parlamentare. Su quest'ultimo tema è intervenuto ieri anche il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, ricordando che "l'immunità era stata prevista dai padri costituenti".

C'è anche il fisco, però, nell'agenda del governo tracciata questa mattina dal premier: "Con i proventi della lotta all'evasione fiscale - spiega Berlusconi - introdurremo il quoziente famigliare", cioè il sistema che abbatte le imposte per i nuclei famigliari più numerosi.

11 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

Marcegaglia: "Berlusconi

vada avanti a governare"

10 ottobre 2009

Emma Marcegaglia (Ansa)

"Dai nostri archivi"

Berlusconi: "Sono allibito, ma vado avanti"

Marcegaglia: "Cabina di regia e aiuti alle imprese del Sud"

Marcegaglia: "Il Governo tuteli imprese e lavoro, soprattutto quello precario"

Marcegaglia: "La priorità è tornare a crescere"

Confindustria: al via la presidenza Marcegaglia

All'esecutivo gli industriali chiedono un taglio delle tasse: "Crediamo che in Italia la pressione fiscale abbia raggiunto livelli mai visti". Per il presidente di Confindustria i segnali di una ripresa ci sono "ma la crisi non è finita"

 

Niente elezioni, niente tecnici, è il governo di Silvio Berlusconi "che deve andare avanti". A dirlo, a Salerno, a margine della convention per il Sud organizzata da "Fare Futuro" è il leader degli Industriali Emma Marcegaglia. "È normale, giusto e corretto un confronto dialettico e, a volte, anche ruvido e forte - ha affermato Marcegaglia, facendo seguito alle polemiche scaturite dalla bocciatura del lodo Alfano da parte della Consulta - ma guai a travalicare i limiti e a delegittimare un'istituzione. Per questo è importante rispettare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, perché così si rispetta l'Italia". Marcegaglia ha inoltre ribadito, però, che "bisogna anche fare in modo che l'esecutivo sia solido e che vada avanti. Un governo cambia quando i cittadini decidono con il voto di cambiarlo. Berlusconi, quindi, vada avanti e porti avanti un piano di governo. Non amplifichi le polemiche, ma si concentri sui problemi veri del Paese. Questo è il momento della serietà e della responsabilità, non è il momento delle polemiche, della delegittimazione e delle risse".

All'esecutivo, appunto, gli industriali chiedono un taglio delle tasse ("crediamo che in Italia la pressione fiscale abbia raggiunto livelli mai visti"): il modello a cui pensa Marcegaglia è quello di Francia e Germania, dove la prima sta abolendo l'analogo dell'Irap italiana, e la seconda va verso tagli al carico fiscale per le imprese. "Pensiamo che anche il nostro Governo - ha continuato il presidente degli industriali - debba mettere all'ordine del giorno un taglio delle tasse sulle imprese e sui lavoratori dipendenti, che sono quelli che stanno soffrendo di più".

Per il numero uno di Confindustria i segnali di una ripresa ci sono "ma la crisi non è finita. Abbiamo davanti ancora un periodo complesso da gestire tutti insieme". Poi Marcegaglia ha commentato i dati dell'Ocse, che dicono che l'Italia e la Francia potrebbero essere i Paesi che si riprenderanno di più: "Sono d'accordo - ha detto - sul fatto che ci sono alcuni segnali di miglioramento però abbiamo ancora circa il -18% di produzione da recuperare".

Da una c ittà del Mezzogiorno come Salerno, Marcegaglia è tornata a parlare anche della Banca del Sud, esprimendo "molta attenzione" nei confronti del progetto del ministro dell'Economia Tremonti, "purché non sia un carrozzone pubblico", ma aiuti imprese e cittadini "ad avere soldi a un giusto prezzo. C'è un problema di restrizione del credito, soprattutto nel Mezzogiorno", ha spiegato il numero uno di Confindustria. Circa la sanità pubblica nelle regioni meridionali Marcegaglia ha parlato poi di "situazione scandalosa", sostenendo che il problema degli ospedali meridionali si potrebbe risolvere anche mandando a casa gli "amministratori incapaci". (M. Do.)

10 ottobre 2009

 

 

 

 

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